Uno spazio di dibattito nato dal basso, nell'ambito della coalizione "Italia Bene Comune"

Il 18 febbraio, su iniziativa di alcuni operatori dei beni culturali, si è tenuto a Roma l’incontro “Un futuro per i beni culturali”, organizzato dalla coalizione Italia bene comune: 18 relatori, almeno 150 partecipanti e quasi 4 ore di appassionato dibattito.
Abbiamo deciso di aprire questo blog per proseguire e approfondire lo scambio di idee su come costruire una nuova politica per i beni culturali. Stiamo inserendo le relazioni presentate il 18 e alcuni contributi circolati in preparazione dell'incontro e di un precedente incontro che avevamo organizzato in modo più "casereccio" a gennaio. Speriamo in futuro giungano nuovi approfondimenti e contributi alla discussione.

Abbiamo aperto anche la sezione Iniziative per i beni culturali dove vorremmo riunire l'indicazione di tutti i siti, gli incontri, le proposte sui beni culturali lanciati negli ultimi tempi. Questa moltiplicazione di iniziative è una forte spia di quanto il problema sia sentito e prossimo a esplodere ma provoca anche una dispersione di energie che rischia di rimanere inefficace. La nostra ambizione è riunire tutte le voci in un unico dibattito.


lunedì 18 febbraio 2013

La locandina dell'incontro

Un futuro per i beni culturali Roma, 18 febbraio 2013

Antonella Mulè

Come è nata l’iniziativa

Buongiorno sono Antonella Mulè, archivista di Stato. Vedete sul tavolo una sveglia. Ci è sembrata un modo divertente per ricordare ai relatori di rientrare nei 5 minuti che abbiamo assegnato loro. Soprattutto, l’abbiamo scelta per noi stessi, come simbolo dell’iniziativa che ha portato all’incontro di oggi. Sono anni che noi conservatori dei beni culturali osserviamo con preoccupazione, con vera angoscia, il degrado del sistema della tutela del patrimonio storico artistico, garantito dalla Costituzione. Sono anni che parliamo di questo tra di noi e che ci sforziamo di denunciare la situazione, con una fortissima sensazione di impotenza, accentuata dal disinteresse circostante: l’opinione pubblica e i mezzi di informazione registrano singoli episodi, anche con grande rilevanza, senza tuttavia mai soffermarsi sugli aspetti strutturali e la politica non sembra neppure percepire l’esistenza di un problema.

Luca del Fra

La cultura serve alla cultura?

Scorrendo giornali, libri, rapporti, discorsi si apprende che la cultura serve a:
- favorire la democrazia;
- integrare i diversi gruppi sociali e gli stranieri;
- rendere le città più vivibili;
- dare un senso e una identità all’unità della nazione;
- favorire se non assicurare la pace;
- favorire quando non creare equilibrio sociale;
- generare la crescita economica –il celeberrimo volano;
- incentivare il turismo;
- dare visibilità al nome dell’Italia all’estero;
- garantire una migliore qualità della vita, e dunque anche una migliore salute;
- sconfiggere la violenza, il razzismo e cacciare i neonazisti

Marco De Nicolò



Il punto di vista degli utenti

Se la salute delle biblioteche e degli archivi non è buona, non può esserlo neanche quella della ricerca storica. Le biblioteche e gli archivi sono i luoghi principali di riferimento per gli storici, perché le loro interpretazioni possano essere ancorate alle fonti da cui possano essere tratte. Più è scarsa l'efficienza delle biblioteche e degli archivi, meno possibilità ci sono per una ricerca rigorosa. Se il loro funzionamento è posto a rischio, la ricerca si trasforma in opinione soggettiva. Il pericolo più grave diventa quello di legittimare le tesi più fantasiose e, a volte, orripilanti. Una barriera civica, fondata su valori derivanti anche dalla nostra storia nazionale, può essere travolta.

Pier Giovanni Guzzo

Proposte per un funzionamento sociale del MiBAC

Nel 1875 fu esposta in Parlamento l’esigenza del Governo dell’Italia da poco unificata a proposito delle Antichità e Belle Arti: istituire una Direzione Generale che indicasse al Governo in quali località intervenire per salvare i documenti materiali della nostra storia. La Direzione Generale si poneva, in quella fase iniziale-, come organo centrale squisitamente tecnico, raccordata ad Ispettorati periferici.

Dimitri Brunetti

Nel condividere appieno le istanze e le preoccupazioni che hanno portato la Coalizione e i singoli promotori ad organizzare questa iniziativa, prova generale per un vero cantiere di discussione e di idee, devo precisare che questo mio contributo fa riferimento principalmente all’esperienza di lavoro presso la Direzione cultura della Regione Piemonte.


Alberta Campitelli

Beni Culturali: un punto di vista dalla Sovrintendenza di Roma Capitale
La città di Roma, unica nel nostro paese, ha una sua Sovrintendenza, erede di quella pontificia e quindi più antica di quelle statali, una per tutto il patrimonio, molto vasto ed eterogeneo che comprende musei ( 20 di diverso peso, dai Musei Capitolini al piccolo e misconosciuto Museo Pietro Canonica), siti archeologici di enorme importanza (tra i quali le Mura Aureliane ed il Teatro di Marcello), ville e giardini storici (42, tra cui Villa Borghese, Villa Pamphilj e Villa Torlonia),

Micaela Procaccia

Bilancio MiBAC
Sulla povertà del bilancio MiBac si sono ormai spese molte parole. Il livello ora raggiunto è ben al di sotto della decenza ed è inutile insistere.

Va però sottolineato che esistono alcune modifiche possibili anche senza incremento dei fondi: la prima e fondamentale è quella di dare  certezza agli stanziamenti  che allo stato attuale costituiscono una sorta di variabile dell’ultimo minuto (a gennaio inoltrato) che non consente alcuna forma sensata di programmazione ma costringe ad un inseguimento delle emergenze senza la possibilità di una pianificazione adeguata degli interventi. Questa situazione è anche, insieme ad altri fattori, responsabile del perdurare di residui passivi, determinati in molti casi dai tardivi accreditamenti (mai prima dell’estate, quando va bene).

Rosanna de Longis

Il personale del MiBac 

Un futuro per i beni culturali non può prevedersi senza un ripensamento dell'assetto del personale sul quale possa fondarsi e procedere una rinnovata gestione dei beni culturali, quella che tutti auspichiamo.
L'amministrazione dei beni culturali è, come è noto a tutti, caratterizzata da un ventaglio di figure professionali tecniche, a tutti i livelli, sia direttivo sia intermedio sia di base: tutte, in diversa misura, investite di notevoli responsabilità sia rispetto ai rapporti con il pubblico che intrattengono sia responsabilità di natura patrimoniale. Un'amministrazione, inoltre, distribuita sul territorio: un grande numero di soprintendenze archeologiche, artistiche, architettoniche, con gli istituti da esse dipendenti, 46 biblioteche pubbliche statali, circa 130 fra archivi di stato e soprintendenze archivistiche rappresentano il grande patrimonio culturale italiano.

Mariella Guercio

Offerta formativa e occupazione nei beni culturali

L’assenza di una riflessione strategica e coraggiosa

L’incontro di oggi  arriva  quasi alla fine di una campagna elettorale durante la quale ai temi della difesa del patrimonio culturale, della ricerca e della formazione  è stato riservato ben poco spazio nella discussione politica anche da parte della coalizione di centro-sinistra. Certamente non come meriterebbe una questione strategica per lo sviluppo del paese.

Eppure le questioni aperte e irrisolte sono sotto gli occhi di tutti noi ormai da anni nella loro drammaticità e non sono mancati studi e iniziative. Due per tutti: il seminario-incontro della Bianchi Bandinelli con un titolo sinteticamente folgorante per la sua efficacia: “Formazione senza lavoro, lavoro senza formazione” che si è tenuto il 27 settembre 2012 a Roma e il Libro bianco appena uscito a cura della CGIL (Tra crisi e grande ‘trasformazione’- Libro bianco per il piano del lavoro 2013) che in questo mese non ha trovato spazi adeguati di discussione se non quelli promossi dallo stesso sindacato, pur ospitando importanti contributi di candidati della coalizione. Eppure di che altro avremmo dovuto parlare se non di questo ovvero della centralità degli investimenti dedicati alla protezione e alla fruizione del patrimonio culturale e all’utilizzo di  figure professionali riconosciute per il loro merito e il loro sapere? Perché il problema del lavoro e del rapporto con la formazione è cruciale e lo è ancora di più per l’Italia con riferimento alla cura dei nostri beni culturali.

Chiara Lucrezio Monticelli

Il precariato nei beni culturali

Questo mio breve intervento è frutto del confronto e dello scambio con colleghi e soprattutto colleghe -perché il precariato dei beni culturali è formato in maggioranza da donne- accomunati da un percorso formativo (laurea umanistica, specializzazione, dottorato, svariati corsi e master fra cui la Scuola di APD) e professionale (borse di studio, assegni di ricerca, collaborazioni volontarie e tirocini presso archivi, soprintendenze, istituti, etc.) di altissima specializzazione al quale corrisponde una condizione contrattuale ed economica (quindi personale) ad alto tasso di precarietà. Questo è vero, per almeno tre generazioni ormai, nell’Università come nel MiBAC.

Giovanni Maria Flick

Beni culturali e Costituzione. Valori e risorse
(sintesi delle questioni affrontate) 

1. I valori e le parole-chiave proposti dalla Costituzione per la nostra convivenza sono radice del passato e garanzia del futuro.
2. La Costituzione al suo art. 9 individua - nella valorizzazione del patrimonio culturale, artistico e paesistico - una risorsa, anche occupazionale, essenziale per il nostro paese.

Giuliano Volpe

(relazione presentata al Consiglio superiore per i beni culturali su temi analoghi a quelli trattati nel corso dell’intervento all’incontro del 18 febbraio) 

Caro Presidente, cari colleghi,
come ho avuto modo di sostenere fin dal mia prima partecipazione alle riunioni del Consiglio, in un momento di particolare difficoltà, quale quello che viviamo, fatto non solo di drammatici tagli alle risorse disponibili, ma anche di profonde e rapide trasformazioni, il compito del Consiglio, di cui mi onoro di far parte, dovrebbe essere principalmente orientato alla elaborazione di analisi e di proposte che consentano, in alcuni casi anche a costo zero, di introdurre novità che rendano più efficace, oltre che più adeguata al progresso metodologico e culturale registrato negli ultimi decenni nel campo dei beni culturali e paesaggistici, l’azione del Ministero e, in generale l’attività di conoscenza, tutela, valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale.

La documentazione fotografica dell'incontro