Uno spazio di dibattito nato dal basso, nell'ambito della coalizione "Italia Bene Comune"

Il 18 febbraio, su iniziativa di alcuni operatori dei beni culturali, si è tenuto a Roma l’incontro “Un futuro per i beni culturali”, organizzato dalla coalizione Italia bene comune: 18 relatori, almeno 150 partecipanti e quasi 4 ore di appassionato dibattito.
Abbiamo deciso di aprire questo blog per proseguire e approfondire lo scambio di idee su come costruire una nuova politica per i beni culturali. Stiamo inserendo le relazioni presentate il 18 e alcuni contributi circolati in preparazione dell'incontro e di un precedente incontro che avevamo organizzato in modo più "casereccio" a gennaio. Speriamo in futuro giungano nuovi approfondimenti e contributi alla discussione.

Abbiamo aperto anche la sezione Iniziative per i beni culturali dove vorremmo riunire l'indicazione di tutti i siti, gli incontri, le proposte sui beni culturali lanciati negli ultimi tempi. Questa moltiplicazione di iniziative è una forte spia di quanto il problema sia sentito e prossimo a esplodere ma provoca anche una dispersione di energie che rischia di rimanere inefficace. La nostra ambizione è riunire tutte le voci in un unico dibattito.


lunedì 18 febbraio 2013

Micaela Procaccia

Bilancio MiBAC
Sulla povertà del bilancio MiBac si sono ormai spese molte parole. Il livello ora raggiunto è ben al di sotto della decenza ed è inutile insistere.

Va però sottolineato che esistono alcune modifiche possibili anche senza incremento dei fondi: la prima e fondamentale è quella di dare  certezza agli stanziamenti  che allo stato attuale costituiscono una sorta di variabile dell’ultimo minuto (a gennaio inoltrato) che non consente alcuna forma sensata di programmazione ma costringe ad un inseguimento delle emergenze senza la possibilità di una pianificazione adeguata degli interventi. Questa situazione è anche, insieme ad altri fattori, responsabile del perdurare di residui passivi, determinati in molti casi dai tardivi accreditamenti (mai prima dell’estate, quando va bene).


Privilegiare i finanziamenti ordinari, non quelli straordinari, spesso dedicati a grandi progetti  mentre resta non finanziato quello che è il cuore della tutela: l’attività ordinaria di manutenzione e conservazione. Caso Otto per mille, niente ai beni culturali da due anni, impossibilità di effettuare interventi urgenti e fondamentali non affrontabili con fondi ordinari; assistiamo a un paradosso : per riparare danni spesso dovuti a mancata manutenzione del territorio penalizziamo gli interventi conservativi sui beni culturali che, in caso di calamità, subiranno ulteriori danni per i problemi strutturali maturati per mancati interventi ordinari.

Va poi presa in esame la logica dei tagli che spesso è determinata da una valutazione delle spese del tutto particolare, molto seguita anche dal governo “tecnico”: si taglia drasticamente lo stanziamento per le spese di  funzionamento, come se gli sprechi fossero tutti dovuti alle lussuose condizioni di vita negli uffici, si taglia anche ma proporzionalmente  meno l’investimento. A prescindere dal fatto che alcune spese mantenute nella loro forte incidenza sul complesso del bilancio andrebbero meglio analizzate: penso ad esempio alle  politiche per i sistemi informativi che pesano non poco sul nostro bilancio. Ciò è dovuto anche e soprattutto all’assenza di personale professionalmente competente nei ruoli del Ministero. In passato si era attuata, almeno nel nostro settore,  una  politica di affidamento della creazione e gestione dei sistemi a centri pubblici di eccellenza (per esempio Università) con costi contenuti e ottimi risultati. Sono state poi privilegiate  ditte private con aumento estremamente significativo  dei costi e talvolta risultati discutibili.

Ma parliamo delle spese di funzionamento: non si comprende come si tratti di spese funzionali all’esercizio della tutela.

     Alcuni esempi: spese di missione sempre tagliate e ridotte drasticamente nel 2013 a livelli improponibili proprio per quei centri di spesa (Direzioni Generali centrali) che svolgono servizio ispettivo sul territorio tramite le Soprintendenze. DG Archivi:  33.575,00 per tutti gli Istituti (interim compresi) contro i già insufficienti 50.014 del 2012, DG beni artistici e storici , architettonici  ecc. 81.611,00 per una quantità di Soprintendenze diverse,  contro 93.073,00 dello scorso anno.

Una nota a parte merita il discorso degli incarichi di direzione ad interim: i loro costi in termini di spese di missione e in termini di minore efficienza di direttori costretti a peregrinare fra più sedi, anche lontane fra loro, e di istituti parzialmente abbandonati alla buona volontà di chi ci lavora,  sono il risultato di una dissennata politica di blocco del turn over che nel nostro Ministero si sta rivelando suicida.

Spese per canoni di acqua, luce, gas: ancora ridotti: DG Archivi da 3.832.000 a circa 3.000.000 per tutti gli Istituti ; DG Biblioteche da 2.186.593 a 1.446.794. Più limitati (ma non assenti) i danni per il settore dei beni artistici e storici.  I “tecnici” hanno capito che i musei hanno necessità di luce, riscaldamento, antifurto. Ma forse non è altrettanto chiaro che i depositi di materiale cartaceo e pergamenaceo (archivi e biblioteche) vanno adeguatamente climatizzati? Nello scorso mese di dicembre l’Archivio di Stato di Torino è stato costretto a chiudere una delle sue due sedi nella settimana fra Natale e Capodanno per mancanza di fondi per le spese di riscaldamento degli uffici e della sala di studio pur mantenendo la climatizzazione dei depositi.

Ancora funzionamento: caso dell’Istituto Centrale Beni Sonori e Audiovisivi passato  da 114.000,00 euro a 74.000,00 circa. Con il decreto di luglio era stato direttamente soppresso, ora, salvato dopo una valanga di proteste, viene solo parzialmente abbattuto. Ed è l’unico istituto nazionale adeguatamente attrezzato per la conservazione del materiale sonoro analogico e digitale. Conservazione che costa, come è noto.

    Si parla molto di formazione: nelle spese di funzionamento rientrano quelle per le Scuole di archivistica, paleografia e diplomatica. Formare bravi archivisti (aggiornando i programmi di queste scuole e dotando il corpo docente di nuove professionalità anche in accordo con le Università) è strategico sotto molti punti di vista e non solo quello relativo alla conservazione e gestione della documentazione più antica: i  riflessi di una buona formazione archivistica ricadono direttamente sulla gestione dei pubblici uffici. Per dematerializzare  la gestione documentale (quella che in bocca a certi politici sembra la panacea di tutti i difetti della p.a.) servono archivisti competenti! Stanziamento 2012: 23500 euro circa (e già fa ridere), stanziamento 2013: 15.000,00. No comment.

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